«Teresa», il ritorno della band messinese “La Stanza della Nonna”. L’intervista

Autore: Andrea Celi

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MESSINA. Dalla mezzanotte di oggi, venerdì 13 Maggio 2022, è in distribuzione, su tutte le piattaforme musicali digitali, il nuovo singolo che segna il ritorno della band messinese La Stanza della Nonna. “Teresa” è una power ballad, una lettera d’ amore inviata e non ricambiata, disponibile in una short version di 3.41 minuti per l’ascolto, ed in una long version utilizzata per il video d’autore che uscirà a giorni.
È, in assoluto, la prima produzione firmata dalla Tuma Record, ovvero dalla neo etichetta indipendente musicale messinese nata in casa Dalek Studio, con registrazione e mixaggio a cura di Claudio La Rosa. All’artwork troviamo Giuseppe Ventura, mentre alla produzione artistica, oltre alla band stessa, vi è la collaborazione di Damiano Miceli e al mastering Ottavio Leo.

Tra una batteria che picchia forte, e una chitarra incalzante, viene lanciato, in contrapposizione con il testo, un messaggio di speranza, un augurio affinché si tiri fuori la grinta, una spinta ad avere voglia di fare e farcela, per un finale aperto che si presta a mille personalissime interpretazioni. La storia è quella di una ragazza insofferente, a tratti apparentemente poco empatica ed impavida, che ha un cuore di pietra e che non parte, una di quelle che usa l’indifferenza come scusa e chiude tutti i suoi sogni in una stanza per evitare che scappino via. Forse è solo un’egoista ed arrivista, o forse la vita è stata talmente poco carina con lei che ormai da troppo tempo si è così tanto rannicchiata in se stessa che adesso ha solo troppa paura. Ma Teresa è, anche, chi sogna ad occhi aperti ed immagina di partire e di cambiare tutto, però, poi, nella vita reale, non può fare altro che filare dritto. Si alza la mattina presto, si guarda allo specchio, e senza neanche accorgersene è pronta per andare a lavoro, a guadagnare quelle quattro lire che le vengono date, destinate all’ affitto e alle bollette, reprimendo e nascondendo tutte le sue aspirazioni. Non osa. È così statica ed immobile, probabilmente anche molto stanca, che sembra quasi rinunciare ai suoi sogni, alla sua realizzazione e a mettersi in gioco per provare ad avere una vita migliore e vivere davvero. Chissà, se Teresa, per risolversi, per trovare il coraggio, in realtà ha solo tanto bisogno di affetto, quello stesso affetto che quasi sicuramente non è riuscita mai neanche a dare. A raccontarla e cantarla, con parole e versi dal forte potere evocativo descrittivo, è la voce pulita, profonda e puntuale di Gianluca Fontanaro, fondatore storico del gruppo insieme a Claudio D’Iglio, che ne è chitarrista e coautore del testo. Basta chiudere gli occhi, ed ecco Teresa con il rumore dei suoi pensieri, la sua insonnia, e la sua camera dove ha eliminato le finestre, tra sogni in gabbia, giocattoli e fogli sparsi.

 

«Più che un semplice singolo, “Teresa” è essenzialmente un’apripista – racconta Gianluca Fontanaro – ed è stata scelta come apripista perché anticipa e lancia in anteprima quello che sarà il nostro nuovo mood che, musicalmente parlando, si va a tradurre in un rock-pop accompagnato da testi più “semplici” ed immediati rispetto a quelli del passato. Nei precedenti lavori, infatti, ci piaceva ricorrere spesso ad una dimensione comunicativa più complessa, ricca di metafore e significati nascosti che rendevano i nostri brani dei costanti viaggi concettuali, quasi delle visioni, come si può ben intendere, soprattutto nel secondo disco, in “Dove gli occhi non possono arrivare” o “Hai mai visto asini volare”, ed ancora in “Torri”. Adesso invece sentiamo l’esigenza di essere molto diretti, sia con i contenuti che con le parole».
Teresa, dunque, non farà parte del prossimo disco a cui sta lavorando la band e che quasi sicuramente vedrà luce nel 2023, ma è un vero e proprio manifesto d’intenti nel presentare l’inizio di quello che sarà il loro sound ed il loro stile comunicativo futuro.
Il gruppo, attivo dal 2012, fino ad ora si è sempre contraddistinto per la sua musica indipendente, incentrata su sonorità folk che spesso venivano sovvertite ed osavano, avvicinandosi all’elettronica e alla psichedelia, mantenendo sempre un forte rapporto con il cantautorato, lanciando qua e là sfumature rock e pop. Due album all’attivo, due open act che li hanno visti impegnati a suonare prima dei Marta sui tubi e dei Modena City Ramblers, innumerevoli live girando su e giù per l’Italia, svariate collaborazioni tra cui quella con il siciliano Mimì Sterrantino, il singolo “Gridare in coro” pubblicato nel Maggio 2021, ed una formazione attuale che vede Gianluca alla voce, Claudio alle chitarre, Bruno Di Sarcina synth, Peppe Ruggeri basso e Claudio La Rosa alla batteria. Ma soprattutto un tour che nel 2019, in occasione del lancio del loro secondo album, viene interrotto dall’incombente emergenza pandemica Covid-19. È in questi anni di stallo forzato, che la band trova ancora di più la voglia di crescere professionalmente, mettendosi in discussione, aprendosi alle sperimentazioni, senza mai abbandonare quella continua fase di ispirazione e scrittura creativa.

Ed è proprio nel periodo del primo lockdown, il periodo più duro e destabilizzante, che da un’intuizione e da un’idea di Claudio D’Iglio nasce “Teresa”.
«Teresa nasce precisamente, nel momento più nero del Covid, quando eravamo tutti chiusi in casa e non si poteva uscire – spiega Claudio – Essenzialmente è nata con la volontà di raccontare un personaggio molto lontano dal mio modo e dal nostro modo di essere. In mente avevo l’idea di una persona che ha sempre fame, intesa come fame sociale, fame di diventare qualcuno, fame di scalare il successo. Una persona con l’anima di pietra, che comunica un po’ di pesantezza, e che esplode letteralmente nel ritornello in cui si chiarisce quanto piuttosto che inseguire i sogni e lasciarli liberi di andare, stia lì a tenerli chiusi, a tenerli a bada. Può sembrare un personaggio negativo, però, alla fine della canzone, mi sono reso conto che in realtà non lo è. Anzi c’è un po’ di Teresa in ognuno di noi, come tutte quelle volte in cui dobbiamo fare lavori che non amiamo per arrivare a fine mese, o tutte quelle volte in cui siamo costretti a tapparci il naso per raggiungere quella stabilità senza la quale non si può stare tranquilli. Lei, a modo suo, fa quel che può con i suoi mezzi per andare avanti il più possibile serenamente, come d’ altronde forse facciamo tutti, anche se è costretta a chiudere i suoi sogni nei cassetti e nella stanza, invece che lasciarli correre e scappare lontano, a differenza della Teresa del Teatro degli Orrori che è esattamente l’opposto, basti pensare alla citazione ‘rincorrere i sogni ci ha sempre portato fortuna’. Il nome, del resto, mi è proprio venuto in mente perché quel giorno ho ascoltato spesso “Compagna Teresa”, che parla appunto di una partigiana combattiva, ed ho iniziato a fantasticare sulla sua antitesi, una ragazza meno rivoluzionaria, ma di cui ognuno di noi si porta dentro un pezzetto, dato che tutti scendiamo a compromessi per vivere quanto meno in modo sereno. Non bisogna giudicare Teresa, ma volerle bene».
«A noi piace dare una duplice interpretazione, una duplice lettura – aggiunge Gianluca – Ufficialmente si scorge questa ragazza un po’ insicura, che non lo ammette ma ha paura, che preferisce tenere nascosti i propri sogni e sottostare alle dinamiche della vita. Non ce la fa a fare diversamente, vorrebbe ma non riesce. Fa fatica a portare a casa persino la quotidianità. Un lavoro sottopagato è più sicuro di un sogno da inseguire. Anche noi Stanza della Nonna ce ne rendiamo conto, è difficile per noi che veniamo da Messina suonare in giro, spesso ci riusciamo, ma chi viene da Palermo o Catania ha più possibilità nell’approccio con un direttore artistico, è come se si sentisse più al sicuro perché sa che provengo da un ambiente più fermentate. Però attenzione, potrebbe anche essere una tipa dall’animo cattivo ed arrivista, che se ne frega di tutto e di tutti, e farebbe di tutto pur di arrivare ai suoi obiettivi, e quindi quei sogni li tiene chiusi perché ne è gelosa e non li vuole condividere».

A maggior ragione, adesso, che il mondo della musica e dello spettacolo sembra poter, finalmente, ripartire non mancano ovviamente timori e paure, ma sicuramente, come chiarisce Gianluca stesso, la voglia di andare avanti e di darsi da fare è tanta, sono nate fortunatamente anche nuove realtà artistiche e coadiuvanti e, spesso, è in questi casi che l’unione fa la forza: «Proprio perché è un periodo incerto, bisogna essere cauti, le cose sembrano riattivarsi ma è chiaro che per artisti di un certo calibro è più facile risalire in sella o semplicemente recuperare le date che hanno perso. Noi, invece, molte date perse non sappiamo se riusciremo a recuperarle, e la paura è quella di non riuscire a farci conoscere e a far arrivare il messaggio della nostra musica a quante persone vorremmo. Siamo felicissimi di fare parte di Tuma Records, si stanno attivando tante collaborazioni interessanti con l’etichetta, anche con l’agenzia Blue Chords Music Management, e siamo entusiasti e grati del fatto che tanta gente si stia attivando per noi, come Francesco Algeri che ha già scattato buona parte delle nostre bellissime foto e che si è dimostrato disponibile ad aderire al nostro progetto. O ancora come il team di professionisti che ha lavorato alla realizzazione del video. C’ è Gilda Fontana Director, Gaetano Sciacca First Assistant Director e Sabrina Marchetta, attrice messinese straordinaria sempre di più sulla cresta dell’onda tra film e produzioni Rai. Sarà proprio lei che interpreterà la nostra Teresa, ed i suoi stati d’ animo espressi da dei costanti giochi di luce, mentre il tutto accadrà in un in un unico ambiente come quello di una casa, che in realtà diventerà una gabbia dalla quale lei cercherà di uscire andando alla ricerca di qualcosa di importante, che le è molto caro ed utile».

Nell’attesa della pubblicazione del video, quindi, d’ ora in avanti, Teresa è di tutti. Basta spalancare finestre, alzare il più possibile il volume, ascoltarla e maneggiarla con cura, immaginandone, soprattutto, il finale, e riflettendo su che fine far fare ai suoi sogni, ma specialmente a quelli che ognuno di noi ha riposto per bene nel cassetto.

 

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