l’ultimo singolo della rock band messinese “Bar Ponderoso”, in attesa del nuovo album

Autore: Andrea Celi

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MESSINA. Batteria, basso distorto, voce e potenti riff di chitarra, per uno stoner rock dall’identità precisa e fortemente ben definita. Questi sono i Bar Ponderoso, band di adozione milanese ma di sangue ed orgoglio siculo. Più precisamente un perfetto mix di chi, crescendo tra la dimensione urbana messinese e le origini di una realtà di provincia come quella di Villafranca e Torregrotta, ha la capacità e la voglia di vivere e trasformare il tutto in sonorità decisamente alternative ed underground, fino a tal punto da spiccare il volo e far conoscere le storie di chi vive in un’isola del Sud oltre il Sud.

I Bar Poderoso nascono nel 2015 come duo da una “costola” degli Anelli Soli, band da cui tutto ebbe inizio e il cui disco d’ esordio “Malomodo” quest’ anno compie 10 anni. Successivamente, dopo vari tour in giro per l’Italia e un album come Pacifico, prodotto da Gianluca Bartolo de “I Pan del Diavolo”, Luca Anello (batteria, synth e video) e Manuel Bisazza (basso e voce) sentono l’esigenza di completarsi e così nel 2019 arriva alla chitarra Rosario “Frenk” Lo Monaco.

 

 

Essere un trio è una vera e propria fonte di linfa vitale e, nonostante la pandemia, la necessità di esprimersi e sfornare nuova musica è più forte di qualsiasi altra cosa. Nel 2021 la band dà ufficialmente inizio, dunque, ad una nuova fase produttiva, entra nel roster dell’etichetta discografica Brutture Moderne, ed apre la strada con l’uscita del singolo “OKOKOK” (15 Ottobre 2021) a quello che sarà il loro nuovo lavoro, dal titolo “Siamo tutti brutti” e che verrà pubblicato ufficialmente l’8 Aprile 2022.

E proprio da venerdì 4 Marzo è fuori, su tutte le piattaforme musicali ed in rotazione radiofonica, l’ultimissimo e nuovissimo pezzo dei Bar Ponderoso.

«Marshmallow è il nostro nuovo singolo, di cui più avanti uscirà anche un lyric video, ed il cui testo è stato scritto nello specifico solo da Manuel», spiega Luca Anello. «È una critica al consumismo odierno e quotidiano dell’essere umano, che si intrippa nell’avere cose…comprare…mangiare, ma che poi spesso in realtà è povero dentro proprio delle cose veramente importanti. Povero di sostanza. Consumismo declinato anche nelle informazioni, noi siamo bombardati di informazioni e nozioni che dopo due secondi dimentichiamo, diventando superficiali anche sotto questo punto di vista. E tutto questo rientra proprio nel climax del nostro nuovo disco “Siamo tutti brutti”. Un disco abbastanza critico, anche solo perché nato per metà in pandemia come si intuisce da “OKOKOK”, che è un pezzo un po’ paranoico, che a noi piace identificare come un mantra per accettare la paranoia, ed ancora meglio per accettare la noia e fuggire dalla paranoia. Il nostro nuovo lavoro tecnicamente andrebbe chiamato EP ma, ancora più che un album, mi piace definirlo un “disco di cinque tracce” proprio per dare maggiore dignità ad ogni singolo brano. Proprio i tre brani restanti, in cui è inclusa anche la title track, e la copertina “bomba” li scoprirete l’8 Aprile, giorno in cui è fissata l’uscita del disco».

“Marshmallow” quindi non è altro che una critica spietata, nuda e cruda, al consumismo, tradotta esplicitamente in parole e suoni. Una presa di coscienza nei confronti del “male supremo del XXI secolo”, che riecheggia come una confessione, una denuncia il cui grido è reso ancora più forte ed incisivo dai rullanti alla batteria, dalle sonorità del basso e della chitarra in un “Fresh Stoner” in pieno mood Bar Ponderoso. Il consumismo è come un alieno dentro di noi che “oscura i pensieri e divora gli ideali”, ci porta diventare accumulatori famelici, ci fa ardere per l’effimero fino a tal punto da sotterrare persino i sentimenti. Quel consumismo che ci spinge a comprare una faccia in cemento priva di identità, che ci trasforma in automi che vogliono avere ed avere e mangiare e mangiare sempre di più, fottendosene quasi quasi anche dell’amore. O forse è proprio l’amore l’unica via d’ uscita. Può bastare solo avvicinarsi e guardarsi da vicino per distruggere quella maschera? Chissà, magari nell’attesa “passeremo le notti a sognarci”.

 

 

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