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Un concerto di musica da camera di grande interesse è stato proposto dalla Filarmonica Laudamo domenica. Un Trio di assoluto valore artistico, il Trio Kanon, composto da Lena Yokoyama (violino), Alessandro Copia (violoncello) e Diego Maccagnola (pianoforte), ha proposto un programma i cui brani, non particolarmente popolari, rappresentano però dei capisaldi nel repertorio di questo genere musicale: il trio per piano, violino e violoncello.
Fortunatamente il dilagante sentimento anti russo che sta contagiando in Europa anche la cultura – vedi la soppressione di un ciclo di lezioni dedicato a Fedor Dostoevskij in una nota università italiana, o la richiesta di sostituire l’Overture 1812 di Pëtr Il’ič Čajkovskij con musiche di altri autori in un teatro europeo – non ha contagiato la prestigiosa associazione musicale e i bravissimi artisti, che hanno eseguito, nella prima parte del concerto musiche di due autori russi: Rachmaninov e Sciostakovich.
È stato molto significativo ed importante, che il violoncellista Alessandro Copia, nell’introdurre il bis eseguito, un movimento dal Trio in mi minore Op. 90 “Dumky” di Antonin Dvorak, abbia sottolineato che il Trio si chiama “Dumky” perché basato su una forma di ballata, “Dumka”, dal carattere triste e impetuoso ad un tempo, di origini ucraine, a testimoniare che la musica (come l’arte in genere) accomuna tutti i popoli, e in essa non possono trovare spazio confini e guerre.
Il Trio n. 1 in sol minore “Elegiaco” di Sergej Rachmaninov, con cui si è aperto il concerto, fu composto a soli diciannove anni, e pubblicato solo dopo la sua morte, nel 1947. Il brano si sviluppa in un unico movimento senza soluzione di continuità, ed ha un carattere inquieto e ricco di pathos. Risulta evidente in questo brano l’influenza del più famoso “Pezzo elegiaco”, primo movimento del Trio di Tchaikovsky op. 50, e si rivela chiarissima la strada che il compositore avrebbe intrapreso, nel solco della tradizione post-romantica, assai diversa da quella dei suoi contemporanei Stravinsky e Prokofiev.
Un altro Trio giovanile, ancora in un solo movimento, è stato eseguito dopo quello di Rachmaninov, il Trio n. 1 in do minore di Dmitrij Sciostakovich. Composto ad appena diciassette anni, già fa intravedere che la musica da camera era destinata a costituire la parte di più elevato e profondo valore artistico dell’opera del compositore russo. Il brano si sviluppa attorno ad un tema, enunciato in maniera tanto dolce quanto misteriosa nell’incipit del Trio, per poi assumere aspetti ironici e grotteschi, elementi sempre presenti nelle sue composizioni. Dedicato a Tatyana Glivenco, una giovane ragazza della quale il musicista era innamorato, il suo titolo originario era “Poema”, per la natura lirica e romantica del tema, e si tratta di una composizione che raggiunge già un alto grado di maturità, come affermò Myaskovsky quando gli venne sottoposto il pezzo: “Sciostakovich è già un completo maestro della forma”.
La seconda parte del concerto è stata dedicata interamente al Trio in fa minore Op. 65 di Antonin Dvorak.
Si tratta del penultimo Trio composto dall’autore boemo, e si distingue dagli altri per le sue imponenti proporzioni, di carattere quasi sinfonico, in particolare con riferimento al primo movimento, particolarmente esteso, dalla mirabile costruzione formale, ove Dvorak si ispira ai modelli occidentali, Brahms in particolare. Tutto il Trio, in quattro movimenti – “Allegro non troppo”; “Allegretto grazioso”; “Poco adagio” e “Finale. Allegro con brio – risulta assai ben equilibrato, e se la natura, come detto, è di stampo romantico assimilabile alla musica occidentale, non mancano, come sempre accade in Dvorak, riferimenti alla musica popolare slava, in particolare nel secondo e quarto movimento. Particolarmente bello l’Adagio, basato su un tema intriso di una malinconia tipicamente slava.
Davvero eccellente la prova dei tre giovani musicisti, che hanno dimostrato un affiatamento fuori dal comune, dispiegato in un’esecuzione cristallina, precisa e sempre equilibrata.
Il bellissimo sesto movimento del Trio in mi minore Op. 90 “Dumky” di Dvorak “Lento maestoso”, una Dumka triste e impetuosa ad un tempo, commovente omaggio all’Ucraina, ha concluso la splendida serata.
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FONTE