Bahrami e Rimonda splendidi interpreti delle Sonate per violino e tastiera di Bach

Autore: Veronica Carrozza

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Due specialisti del barocco per uno dei concerti più attesi dell’Accademia Filarmonica

Il penultimo appuntamento musicale della stagione dell’Accademia Filarmonica (in realtà un recupero di un concerto programmato in precedenza ma rinviato causa Covid), ha visto il ritorno nella nostra città di un celebre pianista, già altre volte ospite nelle sale da concerto messinesi: Ramin Bahrami. Il pianista iraniano, ad oggi uno dei più grandi interpreti della musica di Bach – non per niente allievo dell’indimenticabile Rosalyn Tureck – si è esibito sabato al Palacultura, insieme al violinista Guido Rimonda, altra conoscenza preziosa al pubblico messinese, per essersi esibito, proprio in questa stagione musicale dell’Accademia Filarmonica, in qualità di direttore e primo violino della Camerata Ducale.

Il programma è stato interamente dedicato alle Sonate per violino e tastiera di Johann Sebastian Bach, delle quali i due musicisti hanno recentemente inciso un CD per DECCA.

In particolare sono state eseguite le prime tre di un gruppo di sei Sonate composte per violino e cembalo, la Sonata n. 1 in si minore BWV 1014, la n. 2 in la maggiore BWV 1015 e la n. 3 in mi maggiore BWV 1016, tutte in quattro movimenti, con alternanza di tempo lento con tempo veloce, propria delle Sonate da chiesa di quell’epoca (siamo negli 1718-1722). Nel manoscritto di Bach, viene indicato il cembalo come primo strumento, e in effetti queste Sonate fanno parte di quel breve periodo della storia della musica in cui, dopo le Sonate barocche caratterizzate dall’assoluta predominanza del violino, fungendo il cembalo soltanto da basso continuo, le parti si invertirono totalmente, e il cembalo, poi forte-piano e infine pianoforte, assunse il compito di solista, fino alla nascita della moderna Sonata per violino e pianoforte, ad opera soprattutto di Wolfgang Amadeus Mozart, ove i due strumenti hanno la stessa importanza. Il cembalo qui è stato ovviamente sostituito con il pianoforte.

Si tratta di pagine di carattere brillante, che si sviluppano, in particolare i tempi veloci, attraverso un rigoroso contrappunto. Se pure ricche di inventiva, le stesse però non raggiungono l’altezza e l’originalità delle coeve Sonate e Partite per violino solo. I movimenti più interessanti sono probabilmente quelli lenti, alcuni dei quali, come l’“Adagio” dalla Sonata n. 1 in si minore, intrisi di quel profondo spirito meditativo dei grandi capolavori di Bach.

Notevoli anche i brani, di rarissima esecuzione, proposti dai due artisti: l’“Adagio” dall’appendice A del manoscritto delle 6 sonate senza designazione BWV, e il “Cantabile, ma un poco Adagio” dall’appendice B del manoscritto delle 6 sonate BWV 1019.

Di quest’ultimo il pianista Bahrami, intrattenendosi col pubblico, ha detto che gli ricorda addirittura Brahms, facendo notare come l’arte Bachiana abbia influenzato tutta la musica posteriore. L’“Adagio” dall’appendice A è un brano straordinario, di profonda spiritualità, un autentico gioiello quasi del tutto sconosciuto, e Rimonda/ Bahrami hanno avuto il grande merito di riesumarlo e presentarlo nelle sale concertistiche.

Praticamente perfetta l’esecuzione di Bach da parte di questo formidabile duo, che ha esibito notevole perizia tecnica e raffinata capacità interpretativa, nell’ambito di una lettura del testo personale ma nello stesso tempo strettamente rigorosa.

Entusiasta il pubblico presente, con ragione, non accadendo spesso di assistere ad esecuzioni di musica barocca di tale livello.

Due brani eseguiti come bis: un bel “Adagio” di Albinoni e il famoso “Cantabile” di Paganini, preceduto da un saluto di Bahrami, una dedica al pubblico presente e un auspicio per una pace fra i popoli.

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FONTE

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